Conversazione su San Cristoforo Martire (continuo)

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CONVERSAZIONE SU SAN CRISTOFORO MARTIRE «DAI CONFINI PIÙ LONTANI DELLA STORIA AI NOSTRI GIORNI» (ultimo)

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I BENEDETTINI

Ma l’evangelizzazione andava avanti e divenne sempre più tenace ed ampia ad opera  di missionari e di tante anime consacrate.  Sono i martiri della Chiesa nascente.

È noto che nel Centro Italia l’evangelizzazione fu portata avanti soprattutto dai benedettini, che – esplorata la nostra zona su consiglio dello stesso San Benedetto (480-547) – nel secolo VI d.C. furono quei religiosi a decidere di erigere una loro residenza qui da noi, su questo territorio urbaniese. Con le loro mani hanno costruito due grandi realtà: la chiesa abbaziale ed il palazzo abbaziale.

Ma il primo e difficile passo che dovettero fare fu l’abbattimento del tempio sacro a Ercole che si trovava al centro del nostro territorio per sostituirlo con l’elezione del martire cristiano San Cristoforo come Patrono: alla vecchia divinità pagana (Ercole), venne sostituito il Santo dalla prodigiosa forza e dalle atletiche forme: “Cristoforo”, vero Ercole cristiano. Da qui il titolo del Monastero e della Chiesa di “S. Cristoforo al Ponte”.

Il più antico documento che ci parli di questa Abbazia di Urbania è del 12 febbraio 1155 ed è tratto dall’archivio di Santa Maria in Scola di Rimini. Ma il comune di Urbania conserva anche una pergamena del 1205 da cui appare l’abate di San Cristoforo sopra Castel delle Ripe.

Dal secolo XII  l’Abbazia del Ponte stendeva il suo braccio di appoggio  fino alle porte di Rimini, ma più precisamente a Pomposa del comune di Codigoro (Ferrara):  un’abbazia del IX secolo, una delle più importanti di tutto il Nord Italia. Pomposa ebbe una grande influenza per la conservazione e la diffusione della cultura, grazie ai monaci amanuensi che vi risiedevano. In quest’abbazia il monaco Guido d’Arezzo ideò la moderna notazione musicale e fissò il nome delle note musicali. Fra il 1040 e il 1042 vi soggiornò anche il ravennate Pier Damiani, chiamato a istruire i monaci di Fonte Avellana.

Come accennato, l’Abbazia di Urbania aveva forti relazioni culturali, mistiche e liturgiche con quella di Pomposa, per questo erano sorte delle invidie, delle rivalità e delle malevolenze, contro cui si dovette provvedere a creare delle forti difese  anche per il fabbricato di solida struttura  a guisa di castello con recinto di muraglia, con torre  di vedetta  guardata dai soldati allo stipendio dell’Abate. Queste fortificazioni furono create sopra il torrente Bottrena (la zona chiamato anche oggi “Bastia”) e La Torre contro i potenti Brancaleoni di Piobbico.  Tutte queste fortificazioni rendevano il Cenobio ben saldo e sicuro.

I monaci vivevano secondo lo spirito evangelico con la “stabilitas loci” (l’obbligo di risiedere per tutta la vita nello stesso monastero contro il vagabondaggio allora piuttosto diffuso con più o meno “sospetti”) e la “conversatio”, cioè conducendo una vita ordinata con buona condotta morale, spirito di carità reciproca ed obbedienza all’abate.

INIZIO DELLA STORIA DELLA NOSTRA FEDE

Così diceva san Benedetto: “Chiunque tu sia, che ti affretti verso la patria celeste, attua, con l’aiuto di Cristo, questa piccola regola che abbiamo scritto per i principianti, e soltanto allora giungerai, con la protezione di Dio, alle vette più elevate della dottrina e della saggezza di cui abbiamo parlato più sopra. Amen.”

La spiritualità benedettina offre proprio ciò che allora mancava e che manca anche oggi nei nostri tempi, cioè essere sempre impegnati nel lavoro e la preghiera con una speciale ospitalità.

La questione è la seguente:

– quali sono i valori spirituali custoditi da circa millecinquecento anni nella Regola di San Benedetto e che cosa dicono – se qualcosa hanno da dire – alla nostra epoca e a noi che cerchiamo di vivere con serenità nel caos che ci circonda, con spreco, individualismo e violenza?

– Che cosa insegnano a noi che siamo alla ricerca di risposte alle grandi domande della vita, mentre il nostro lavoro ci sommerge o addirittura manca, Mentre le nostre famiglie contendono la nostra attenzione e i nostri amici minimizzano le nostre preoccupazioni, mentre i nostri uomini politici ci dicono che la vita sta migliorando quando sappiamo che, almeno per molti, la vita sta in gran parte peggiorando?

(Cfr. Opuscolo di don Enrico Rossi, Brevi note di S. Cristoforo M. della Licia – Urbania 1856).

La spiritualità benedettina è impastata di materia grezza, che è la vita di tutti i giorni e non presuppone un grande ascetismo per praticarla, né promette esperienze straordinarie dello spirito. Non richiede grandi mortificazioni della carne e non offre eccezionali garanzie di misticismo. La Regola di San Benedetto prende semplicemente la polvere e l’argilla di ogni giorno e la trasforma in bellezza. Non è una serie di istruzioni, ma uno stile di vita.

Ecco la chiave per capire il cammino si santità che è richiesto ai fedeli.

CONCLUSIONE

Il responsorio della festa di San Cristoforo scritto in latino e messo in canto gregoriano dai monaci e poi composto per coro a 3 voci pari e organo dal maestro Giuseppe Fini, ci può aiutare a metterci in fila come alunni per una riflessione ed una preghiera:

 

Responsorio

Si quæris admiranda                                     Se vuoi conoscere i prodigi

et Christi athletæ opem,                               e la potenza dell’atleta di Cristo

quid valeat eius virtus                                   chiedi agli Urbaniesi quanto grande

Urbanienses pete.                                           sia la sua protezione

Rit.                                                                                        Rit.

Procellas cunctas pellit,                               (Ecco quanto ottiene da Dio,)

imbrem, serenum donat,                              calma ogni tempesta

morbos quoscunque fugat,                           dà pioggia e sereno,

motus et terrae sistit.                allontana qualsiasi malattia e ferma i terremoti.

 

Pio cultu qui adit                                                Chi visita con devozione

templum sacraque lipsana                                il tempio e le sacra Reliquie

vel Martyris effigiem,                                          o l’immagine del Martire,

gratias frequentes obtinet.                                  spesso ottiene favori.

 

Gloria Patri et Filio                                                Gloria al Padre e al Figlio

et Spiritui Sancto.                                                  e allo Spirito Santo.

 

Oremus                                                                       Preghiamo

Christofore Martyr Dei                                       O glorioso Martire di Dio

gloriose, rogamus te,                                           Cristoforo, nel nome di Cristo

per nomen Christi Salvatoris,                            Salvatore, ti preghiamo

ut  apud Deum et Sanctam                                 di essere  per noi peccatori,

Genitricem Mariam nobis                                  tuoi devoti, protettore presso

peccatorìbus famulis tuis sis patronus             Dio e presso la Santa Madre

et tuo interventu perveniamus ad regna cœlorum.             Maria, affinché,

per tua intercessione,

possiamo raggiungere

il regno dei cieli.

 

Di cuore auguro una Buona festa di San Cristoforo a tutti i lettori.

Urbania 25 luglio 2020

                                                                                                          Giuseppe Mangani

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