Conversazione su San Cristoforo Martire (continuo)
CONVERSAZIONE SU SAN CRISTOFORO MARTIRE «DAI CONFINI PIÙ LONTANI DELLA STORIA AI NOSTRI GIORNI» ( 2^ parte)
L’IMPERO ROMANO E IL PAGANESIMO
Nessuno mette in dubbio l’esistenza di un antico municipio romano nei pressi di Urbania, più precisamente nella zona di Muraglione.
L’impero romano con la sua civiltà era giunta anche qui da noi, nel nostro territorio: una civiltà pagana che stava sfruttando, con il suo dominio espansionistico e parassita, dei copiosi interessi non solo di carattere politico ed economico, ma anche religioso costringendo i pochi abitanti della nostra zona ad erigere un tempio sacro a Ercole, un dio pagano che veniva venerato il 12 agosto ed al quale attribuivano gli epiteti di Invitto, di Vincitore e di Custode.
Secondo la mitologia, Ercole era figlio di Giove, avuto dalla regina Alcmena.
– Virgilio, nel libro VIII dell’Eneide, lo fa arrivare da Pallante, la città dove regnava il re Evandro.
– Il filosofo Seneca ne parla nelle tragedie Hercules furens, Hercules Oetaeus, e, nella sua satira Apokolokyntosis sulla morte dell’imperatore Claudio, immagina ironicamente un Ercole con il ruolo di portinaio e di buttafuori dell’Olimpo.
Il tempio doveva essere ben visibile da ogni parte per primeggiare sul culto di qualunque divinità. Ho letto anche un inno dedicato a questa divinità romana. Queste sono alcune espressioni che ricordo: “Ercole è muscoloso … è di grande forza … ha mani potenti … è ricco di fatiche gagliarde … ha forme cangianti…”; a lui la gente della nostra terra ricorreva come il dio che guasta le fatture e lo pregava sul futuro (come fanno i cartomanti). La gente lo consultava come astrologo e come veggente, capace di scavare nella loro povera vita creando … sensi di colpa …
Sia ben chiaro: questo derivava non dall’intelligenza, ma da una paurosa chiusura intellettuale, per una mente gretta e rozza originata perlopiù da una emotività popolare, frivola, a volte anche stupida!
Questa “forma mentis”, che veniva comunicata attraverso imposizioni, è l’idolatria che dovevano praticare tutti, a cominciare dagli imperatori che dovevano governare ispirandosi al dio Ercole.
Si tratta di un vero paganesimo:
– ripenso a Commodo che amava combattere nell’arena, vestito come semidio;
– ripenso a Massimiano Erculio, che diceva di essere discendente di Ercole ed aveva per questo una guardia del corpo dedicata agli Herculiani.
IL CRISTIANESIMO
Ma ad un certo momento la storia ha voltato pagina: nell’anno 753 dalla fondazione di Roma (ab Urbe Condita) nasce la religione cristiana: c’è il Figlio di Dio che si fece uomo per redimere l’umanità caduta in miseria umana e spirituale ed etico-morale.
Dopo la risurrezione e l’ascensione di Gesù al cielo, gli apostoli non si danno pace per portare avanti un’evangelizzazione capillare per tutte le strade del mondo. Predicavano Cristo, Figlio di Dio vivo, il Rivelatore del Dio invisibile. Non Ercole o le divinità pagane contano, ma Cristo, centro della storia e del mondo, Pane e Fonte d’acqua viva per la nostra fame e per la nostra sete: solamente Lui è la chiave dei nostri destini ed il ponte fra la terra e il cielo.
E vengono fuori le conversioni da tutto il mondo romano: quanti si facevano cristiani venivano accusati di rifiutare di fare sacrifici in onore dell’imperatore e degli déi pagani.
I primi provvedimenti coercitivi risalgono al tempo del regno di Nerone (54-68), seguito da una repressione più mirata e radicale, specialmente nel I e nel II secolo.
La persecuzione più feroce si verificò nella seconda metà del III secolo in un contesto di difficoltà con le quali la gente si trovava alle prese del potere centrale romano, che faticava ad assicurare l’ordine interno e la pace alle frontiere.
Sappiamo bene che dal 574 al 578 l’Italia, e quindi anche la nostra zona, fu corsa per lungo e per largo da orde di barbari che la misero a ferro a fuoco: anni terribili descritti da papa S. Gregorio Magno.
Ci è noto che gli scampati all’eccidio di quel tempo si rifugiarono sul colle del castellano, dove edificarono come seconda patria “Castel delle Ripe” (che avrà una sua storia per essere stato devastato dagli urbinati).
SAN CRISTOFORO
Nel corso dei decenni fra il 250 ed il 300, gli imperatori Decio, Valeriano, Galerio, Massimiano e Diocleziano, sono stati vigliaccamente crudeli per aver ucciso tanta gente innocente e perché cristiani.
Anche san Cristoforo in questo periodo subì il martirio.
Le notizie le attingiamo dal più antico testo degli “Atti di san Cristoforo”, in lingua latina, che risale al VII secolo; ed è con la narrazione della Legenda Aurea di Jacopo da Varagine che la storia di san Cristoforo divenne famosa durante il Medioevo. Secondo questa leggenda agiografica orientale, Cristoforo, era entrato nell’esercito imperiale, si convertì al cristianesimo ed annunciò la sua fede ai commilitoni. Scoperto, venne sottoposto a numerose torture. Due donne, Niceta e Aquilina, che avrebbero dovuto corromperlo, furono invece da lui convertite. Alla fine Cristoforo venne decapitato. (2^ parte)