Conversazione su San Cristoforo Martire

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CONVERSAZIONE SU SAN CRISTOFORO MARTIRE «DAI CONFINI PIÙ LONTANI DELLA STORIA AI NOSTRI GIORNI»

DI GIUSEPPE MANGANI

A richiesta del parroco mons. Pietro Pellegrini, volentieri mi soffermo a parlare su San Cristoforo Martire di Licia, Patrono della nostra città di Urbania.
Mi limito a fare per il lettore una semplice e spontanea conversazione sul grande Santo, anche perché è Patrono di tutta la nostra Chiesa diocesana.
Premetto che molti spazi della documentazione storica è piena di buio. Il tracciato espositivo cerco di renderlo semplice limitandomi a poche citazioni, quelle di cui mi è stato possibile trovare. Il tutto è certamente frutto di un’esperienza scolastica che per tanti anni ho svolto tra i miei alunni di Istituti Superiori.
PREFAZIONE
San Cristoforo é uno dei quattordici “Santi ausiliatori”, cioè di quelli scelti dalla chiesa come “difensori dell’umanità” nelle circostanze d’angoscia e di calamità naturali con l’ufficio d’intercedere presso Dio come protezione e difesa. Forse anche per questo fu uno dei santi più venerati nel Medioevo in vaste zone dell’Europa e dell’Asia. Il suo culto si diffuse facilmente per essere lui il protettore dei viandanti, dei naviganti, dei barcaioli, dei ciclisti, degli automobilisti …
Si sa molto e poco di lui, perché il suo culto è ricco nella letteratura caratterizzata da leggende ed anche da narrazioni favolose, dove, indipendentemente dall’obbiettività storica, stimola ammirazione e fantasia. Si notano infatti delle belle leggende orientali che differiscano da quelle occidentali:
– si dice che era un guerriero appartenente a una rozza tribù;
– si dice che si chiamava Reprobo con un aspetto muscoloso e deforme;
– si dice che era entrato nell’esercito imperiale e che si convertì al cristianesimo;
– si dice che abbia annunciato la sua fede ai suoi stessi compagni d’armi, ma – scoperto – venne sottoposto a numerose torture e poi decapitato.

LA STORIA

A questo punto è d’obbligo domandarci:
come è stato scelto questo nostro “Patrono”? Da chi? Quando? Perché?

Per rispondere a questi interrogativi dovremo partire dai confini più lontani della storia per giungere fino ai nostri giorni.
Cronologicamente è un percorso lungo, perché dovremo partire da qualche secolo prima di Cristo per dare una risposta storicamente ammissibile e non sempre documentabile per una certa oscurità storica, superabile attraverso i pochi documenti noti. Per capirci, partirei da lontano, precisamente da circa un secolo prima di Cristo, ma stando sempre con i piedi su questo nostro suolo, una terra che conosciamo bene perché la percorriamo spesso in lungo e in largo.

URBANIA

Un secolo prima di Cristo Urbania era inesistente: non c’era alcun edificio di quelli che vediamo.
Notate bene la conformazione del territorio, o meglio la topografia del luogo, che era allora un vero giardino circondato da tre parti dal fiume Metauro e da un fossato con una vegetazione meravigliosa, certamente fiorente e lussureggiante con tanti colori della natura, con piante, olivi, forse vigne. Ma soprattutto c’era una selva di cerri (da qui appunto il luogo detto “Cerreto”): un vero paradiso, un riflesso dell’Eden. Allora non c’erano ponti. Era un luogo isolato, ma di pace e di incanto: un luogo di favola per quelle poche famiglie che vi potevano abitare. (1^ parte)

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