La Santità di San Giuseppe

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Triduo in preparazione alla solennità di San Giuseppe

La Santità di San Giuseppe
Mercoledì 17 marzo 2021

Questa sera vorrei esaminare brevemente con voi la santità di san Giuseppe, che ha condotto una vita intrecciata non solo nella Chiesa nascente, ma dai i tempi in cui Gesù era tra noi, dalla prima sua infanzia, san Giuseppe vive come sempre tra noi e attorno alla chiesa di tutti i tempi per la sua “patria potestate”, cioè la facoltà di attribuire al padre il diritto di protettore, di educatore e di istruttore.
In altre parole, quello che è stato san Giuseppe per il popolo d’Israele, lo è anche per noi di oggi per uno speciale disegno di Dio. E lo è soprattutto in questo tempo di pandemia per il suo ammirevole coraggio di realizzazione.

Dobbiamo essere persuasi che anche questa epidemia (come quelle del passato) non può essere vista come l’avanzare di una rovina, ma bensì come un inizio per una nuova partenza per farci tornare al giusto posto che ci spetta. Questo ce lo fa capire la venerabile e onesta vita di san Giuseppe che visse sulla terra secondo i piani di Dio.
Deve essere chiaro – per noi cattolici – che gli insidiosi eventi naturali non sono da attribuire a Dio come punizione, ma sono come un richiamo della natura per fare ordine tra le cose belle della creazione riconoscendo precise responsabilità quando accadono fatti che ci fanno soffrire. Certi mali accadono per colpa nostra!
Per questo san Giuseppe ci chiede di imparare oggi a pensare ed a vivere in modo nuovo accogliendo con fiducia la divina volontà che passa attraverso la legge morale e la Parola di Dio.
Questo lo dobbiamo imparare a vivere come san Giuseppe, che ci invita oggi a cambiare tante cose, a partire dal modo di ripensare alla vita come dono e a stabilire i valori nelle nostre relazioni umane.
Sì, per superare l’emergenza vanno bene anche i vaccini, ma soprattutto è importante cambiare il sistema di vita seguendo le tracce del cammino delle persone che hanno la schiena diritta, in questo caso seguendo san Giuseppe, su cui papa Leone XIII nel 1889 scrisse l’enciclica intitolata “Quamquam pluries” . Una enciclica sulla santità di san Giuseppe.
Ve ne parlo perché subito dopo l’emanazione di questa Enciclica, il papa ha diffuso anche la preghiera “A te, o beato Giuseppe” che qui in Duomo viene recitata ogni sera dopo il Rosario.

La santità di san Giuseppe la dobbiamo vedere anche in questa sua espansione della personalità, che brilla anche oggi come messaggio in situazioni difficili.

Allora, domandiamoci subito: perché quell’enciclica e perché quella preghiera?
Perché anche allora, cioè dalla fine del 1800, la Chiesa stava attraversando tempi difficili per le insidie, i complotti e le seduzioni malvagie contro il papa ed il suo Magistero. Tutto questo era già iniziato al tempo di Pio IX (lo abbiamo detto ieri).
Ma verso la fine del 1800, le cose non erano ancora cambiate e – per rimediare – papa Leone XIII scrive questa enciclica come “magna carta” della spiritualità di san Giuseppe, meglio chiamata la “teologia” di san Giuseppe, cioè il “disegno di Dio per la diffusione del Vangelo”.

In sostanza, papa Leone XIII afferma che come Maria ha fatto la sua parte nel mistero dell’Incarnazione come Madre di Dio, anche Giuseppe ha svolto e sta svolgendo la sua parte come “padre putativo” di Gesù.
Perché ?
Perché san Giuseppe, come Maria, è stato “chiamato da Dio a servire”.
Il matrimonio di Giuseppe con Maria non è stato solo titolo di grazia e di predilezione, ma è stato un disegno della famiglia secondo il piano di Dio.
Sia chiaro: nel santuario della famiglia di Gesù Maria Giuseppe, come pure nel santuario di tutte le famiglie cristiane, per diritto naturale, nessuno Stato mai potrà intervenire; nessuno potrà mai interferire nelle relazioni tra moglie e marito, tra genitori e figli. Nessuno Stato potrà mai annientare la “patria potestà” in seno alla famiglia come luogo e sorgente di vita. I figli – dice papa Leone XIII – sono sempre qualcosa del padre come espansione della sua personalità (cf. Rerum Novarum, n. 11). Se nelle famiglie accadono comportamenti che danno sofferenza, la colpa non è di Dio o della Chiesa, ma la colpa è dovuta a delle libere scelte sbagliate. Ecco perché la Chiesa richiama al dovere della formazione.

Allora, com’era san Giuseppe come “uomo” scelto da Dio?
Passando a considerare la santità di san Giuseppe nell’adempimento dei suoi doveri, dobbiamo dire che

  1. nei riguardi di Maria, Giuseppe fu rispettoso testimone della sua verginità e fu “tutore della sua onestà”: questa è santità;
  2. nei riguardi della famiglia, “fu il custode legittimo e naturale difensore” di Gesù e di Maria: “fu Giuseppe il tutore, il custode ed il responsabile protettore della Sacra Famiglia. Un compito svolto con sommo amore ed ansietà (dice il testo: amore summo et quotidiana assiduitate): questa è santità!
  3. fu lui che provvide al sostentamento della famiglia con il suo lavoro: il lavoro incorona l’uomo ed è frutto di santità;
  4. fu lui che allontanò la sua famiglia dai pericoli portandola anche fuori della patria (da Nazareth in Egitto), e nei disagi dei viaggi e nelle difficoltà dell’esilio fu a Gesù e Maria inseparabile: fu il loro aiuto e il loro conforto”: questa è santità!

Facciamo bene attenzione: la missione di san Giuseppe non si esaurisce con la sua vita terrena (che dura da oltre 2000 anni), perché anche oggi la sua “autorità di padre” (patria potestate), si estende per volere di Dio a tutta la Chiesa (ne abbiamo parlato ieri).

Vedete: verso i santi spunta la venerazione, che inizia a fiorire con le inchieste diocesane e poi con i processi di canonizzazione.
Per san Giuseppe non è avvenuto così, perché la venerazione verso san Giuseppe non è nata da un processo di canonizzazione, ma è da oltre 2000 anni che per tradizione questo Santo viene venerato spontaneamente e fervidamente dalla fede dei cristiani fin dal tempo di Gesù a tutt’oggi: è la chiesa santa di Dio che si estende in tutti i tempi ed a tutti i luoghi della terra!

Volete sapere quale fu la devozione degli urbaniesi per san Giuseppe?
Proprio in relazione a san Giuseppe, nel Bollettino Diocesano del 1919 della diocesi di Urbania (di circa oltre 100 fa), si dice che nella Cattedrale di Urbania, nel corso del secolo XVII (circa alla fine del 1600) c’era e c’è tutt’ora l’altare di San Giuseppe, fondato dalla famiglia Tacchi di Urbania, che ebbe il merito di averlo arricchito dando vita alla compagnia degli Agonizzanti, approvata dal vescovo mons. Pietro Barugi (1686-1708), che, per questa gradita sua approvazione, se ne vantava e chiese addirittura di essere sepolto davanti a questo altare di san Giuseppe con queste parole “Hic expecto donec veniat immutatio mea. Petrus Barusius (sono qui in attesa della mia resurrezione).
[Oggi i resti mortali di tutti i nostri vescovi riposano nella Cappella della Madonna di Portici].

A conferma di ciò, leggiamo la lapide scritta con caratteri d’oro e che potete ammirare a fianco dell’altare di san Giuseppe.
Questo è il testo e poi la traduzione italiana:

D.O.M.
PETRO AUGUSTINO BARUSIO – PATRITIO FULG.
URBAN. ET S. ANGELI IN VADO EPISCOPO
DIVINI HUMANIQUE JURIS ORACOLO
QUARTO LUSTRO EPISC. SEDIS NON COMPLETO
SODALITIO HOC PIAE MORTIS EXCIT.
NONNULLISQUE REDDITIBUS AUCTO
IMMUNIT. ECCLES. STRENUO DEFENS. OVIUM SUARUM AMANTISS.
CONFECTO LABORE E VIVIS EREPTO COELOQUE REDDITO
III KAL. JUN. MDCCVIII

A gloria di Dio il più buono e il più grande
viene eretta questa lapide commemorativa in onore dell’eccellente Pietro Agostino Barusio di Foligno, che, per divina ed umana provvidenza, divenne quarto luminoso vescovo di Urbania e di Sant’Angelo in Vado, fondatore del sodalizio degli Agonizzanti, tenace difensore della chiesa e premurosissimo dei suoi fedeli con lo svolgimento del suo fecondo ministero e con la sua vita di santità. Nel giorno della morte avvenuta il 3 giugno 1708.

Nella preghiera “A te, o beato Giuseppe” di Leone XIII, si fa riferimento alla difficile situazione della società di allora con queste parole: “ … sovvieni alle nostre necessità … difendi la nostra Chiesa dalle insidie del diavolo e da ogni avversità … e stendi sopra di noi il tuo patrocinio”.
Sono parole di una preghiera di grande attualità. Sono parole che servono anche per noi, perché rispecchiano i problemi della nostra attuale comunità parrocchiale per la decadenza dei valori della fede. Voi lo sapete bene: il mondo sta cambiando.
Nel giro di pochi anni l’informatica e la tecnologia continueranno a capovolgere i modi di relazione.
Non sappiamo verso quali conseguenze. Senz’altro tutto sarà per una vita migliore. E ce lo auguriamo.
Ma sta di fatto che la famiglia è l’insopprimibile cellula della società e non può essere cambiata per legge naturale, ma deve essere continuamente curata, sostenuta ed illuminata secondo il progetto di Dio. Il beato Giacomo Alberione (1884-1971), che è – per chi non lo sapesse – il fondatore di numerose congregazioni religiose cattoliche, tra cui la fondazione delle Edizioni Paoline – aveva formulato questo motto: “Portare Cristo oggi con i mezzi di oggi” e rivolgendosi a San Giuseppe ha composto una bella preghiera in cui si legge: O San Giuseppe sposo si Maria, continua a essere il santo della provvidenza, l’amico dei poveri, dei lavoratori, dei disoccupati. Illumina a sostieni i genitori nell’impegno di educare i loro figli ai valori umani e cristiani …

  • Queste parole scendano veramente anche nel nostro cuore per pregare San Giuseppe per le nostre famiglie, per la nostra comunità parrocchiale e per tutta la Chiesa per l’avvenire di un mondo migliore.
    San Giuseppe non potrà non ascoltarci, perché dice papa Francesco: “La felicità di san Giuseppe non è nella logica del sacrificio, ma del dono di sé”. Lui è tutto per noi!
    La crisi del nostro tempo, che è crisi economica, sociale, cultuale e spirituale, può rappresentare per tutti un appello a riscoprire, in questo anno dedicato a san Giuseppe, il valore, l’importanza e la necessità della formazione e della preghiera. Un cammino difficile, perché impegnativo e serio, che non può essere fatto in passatempi e con giochetti divertenti. I tanti problemi che ci affliggono vanno affrontati con serietà e grande impegno.
    Che il Signore ci aiuti a realizzare tutto questo attraverso la potente intercessione e protezione di san Giuseppe. Amen.

Giuseppe Mangani
Urbania – Parrocchia San Cristoforo M.

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